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THE MOTHER
(THE MOTHER)
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  Stampa questa scheda Data della recensione: 10 febbraio 2004
 
di Roger Michell, con Anne Reid, Peter Vaughan, Anna Wilson Jones, Daniel Craig (Gran Bretagna, 2003)
 
Gli amori di una signora sessantenne per un uomo di trent'anni più giovane ? " E' un principio sul quale si basa la nostra cultura a renderlo un tabù: quello della sopravvivenza, dell'esigenza della nascita, dell'esclusione di un rapporto diverso. Accettiamo che un uomo anziano stia con una donna giovane perché la procreazione è possibile. Ma è un'idea che sta cambiando, e non solo perché oggi le donne possono avere figli in età avanzata. Oggi le donne nascondono meno che in passato gli amanti giovani che hanno sempre avuto. E questo destabilizza gli uomini: la presenza della sensualità nelle donne non più giovani li rende insicuri."

Non è uno psichiatra, o un sociologo a dirci queste cose; ma Keanu Reeves, uno dei protagonisti di TUTTO PUÒ' SUCCEDERE. Prima che nella fortunata commedia di Nancy Meyers che serve soprattutto di trampolino all'ormai abituale istrionismo della coppia Nicholson - Keaton, è ad un altro film, insolitamente intelligente ed originale (oltre che discreto e sensibile nel trattare un soggetto a dir poco delicato da sviluppare sui metri quadrati del grande schermo) che le considerazioni dell'attore si adattano perfettamente: THE MOTHER, del britannico Roger Michell.

Non che la regia dell'autore del fortunatissimo NOTTING HILL metta nel film più di un naturalismo encomiabilmente pudico ed efficace; ma ormai abituale in un certo cinema di osservazione sociale e psicologico del paese di Ken Loach e Mike Leigh. E' la coraggiosa, oltre che impeccabile sceneggiatura di Hanif Kureishi (quello di MY BEAUTIFUL LAUNDRETTE di Frears e di quell'altra memorabile introspezione nell'intimità sessuale, INTIMACY, di Patrick Chéreau) a creare la differenza; ed a mettersi al servizio di un gruppo di attori diretti alla perfezione (primo fra tutti, naturalmente, meravigliosa di tatto e di reattività, l'attrice teatrale Anne Reid). Uno script che solo non esita a spedire a letto una matura vedova con l'aitante giovanotto che è oltre tutto l'amante di sua figlia: ma inserisce la già notevole trasgressione in un contesto familiare osservato con implacabile lucidità. Dove l'impossibilità del comunicare, l'aridità dei rapporti educatamente convenzionali vengono ad alimentare, e convenientemente spiegare, quel tema principale. Amare, per la protagonista, non significa allora soltanto risvegliare i propri sensi: ma trasformarsi in possibilità di aprirsi alla vita. O, se preferite, di evitare dall'essere frettolosamente relegata da famiglia e società fra le cianfrusaglie umani in attesa di disparzione.

Oltre i rischi del tema affrontato THE MOTHER rovescia con questo le regole drammaturgiche e psicologiche che reggono le spettacolo cinematografico, e non solo quello. L'ottica secondo la quale viene abitualmente proposto il concetto di oggetto dei desideri. O dell'origine dei sentimenti: inconfessabili come la gelosia, inalienabili come il diritto alla vita.


   Il film in Internet (Google)

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